Attaccamento e amore. Con il Prof. G. Pasqualotto
Il Buddhismo, come altre tradizioni di saggezza orientali, vede nell’attaccamento un male ma perché l’attaccamento, pure così naturale negli esseri umani, spesso viene visto come un nemico? L’amore è più assimilabile nel buddhismo a un sentimento di profonda comunione e ha un suo fondamento nella visione filosofica di questa tradizione di saggezza: un sentimento di profonda comunione anche nella distanza, nel non possesso e nell’impermanenza, che non ha niente a che fare con l’attaccamento.
Si può avere sentimenti positivi nei confronti di persone che, in modo sadico, ci creano difficoltà? Quali sono le analogie o le differenze con il dettato evangelico? Il professor Giangiorgio Pasqualotto è autore di diversi importanti libri sul Buddhismo e non solo, come dal link con il suo curriculum qui di seguito. https://it.wikipedia.org/wiki/Giangiorgio_Pasqualotto
Recuperiamo così un’intervista che non è potuta andare in onda per intero all’interno delle 4 puntate per Passioni – Radio 3 “Le dimore divine dell’amore. Vita e insegnamenti di Thich Nath Hanh”, https://www.youtube.com/watch?v=QEq4AGtM1Sc, che trovate in completo su Radiozen. Pubblichiamo intanto almeno questa parte su temi chiave del Buddhismo, con due riferimenti al Canone: al Samyutta Nikāya, 47.19, Sedaka Sutta: “Badando a sé stessi si bada agli altri e badando agli altri si bada a sé stessi” e al Dhammapada, 20, 279: “Quando attraverso la saggezza una persona percepisce: ‘Tutti i dhamma sono privi di sé (anattā); allora essa si disincanta dal dolore. Questo è il sentiero della purezza”. Da “La rivelazione del Buddha. Testi antichi”. Mondadori. p. 440 e p.556.